Home Cinema OSCAR 2017: CHE FINE HA FATTO LA MAGIA

OSCAR 2017: CHE FINE HA FATTO LA MAGIA

Scritto da Damiano Crosina 28 Febbraio 2017

L’89esima edizione degli Academy Awards rimarrà senza dubbio agli annali e sarà per sempre ricordata, questo però non per le sue qualità quanto per il clamoroso errore che ormai è stato trasformato in milioni di meme che dilagano su internet.

Lo show che Jimmy Kimmel mette in piedi è infatti assolutamente privo di mordente e piatto. Dopo un inizio promettente con l’esplosiva performance di Justin Timberlake la serata si rivela pesante e noiosa: le battute del conduttore riescono a malapena a far sorridere e non c’è nessuna vera trovata per intrattenere lo spettatore se non il far entrare un autobus di turisti ignari in sala, cosa vista e rivista che immancabilmente porta alla formazione di una processione di smartphone-muniti che si comportano quasi fossero alla sagra della porchetta. Jimmy insomma non mi ha convinto per nulla. Non credo però che la colpa sia solo sua, in quanto il Jimmy Kimmel Live! di cui è produttore esecutivo e conduttore è un ottimo late-night talk show. La colpa forse va cercata in una macchina produttiva e farraginosa che ha mancato completamente l’obiettivo. Lo stesso vale anche per la scenografia: scialba e con un tocco industriale assolutamente fuori luogo e poco elegante.

Ma parliamo ora della vera sostanza: i film in gara. La cerimonia conferma le grandi aspettative che tutti avevano nei confronti di La La Land (che si porta a casa 6 statuette), film che io (non me ne si voglia) trovo sopravvalutato e non meritevole di tanto clamore. Meritato è invece l’Oscar alla sua protagonista, anche se personalmente puntavo su Natalie Portman, magistrale nella sua interpretazione della First Widow in Jackie. A vincere nella categoria Miglior attore protagonista è Casey Affleck nel piuttosto fiacco Manchester by the Sea, che si porta a casa la statuetta anche come Miglior sceneggiatura originale.  Niente da fare per l’italiano Fuocoammare, in corsa come Miglior documentario (a vincere è O.J.: Mare in America, documentario di quasi sette ore).

Il film che più avevo amato di questa stagione, Arrival, porta a casa una sola statuetta, quella per il montaggio sonoro. A vincere nella categoria animazione sono Zootropolis (come Miglior film d’animazione) e lo squisito Piper (cortometraggio)Un Oscar va anche ad un italiano, Giorgio Gregorini, per il make up di Suicide Squad (chi avrebbe mai detto che quel film potesse un giorno fregiarsi di una vittoria agli Oscar). Per il resto l’impressione che ho avuto è che l’Academy voglia a tutti i costi scrollarsi di dosso le critiche di razzismo che negli ultimi due anni ha ricevuto. Entrambi i vincitori nella categoria Miglior attore e attrice non protagonista sono infatti di colore e (come tutti ormai sappiamo) il vincitore nella categoria Miglior film è Moonlight, film con gran parte di cast e crew di colore, che già era stato acclamato ai Golden Globes.

Tornando a parlare della cerimonia in sé quello che è mancata è la magia che si dovrebbe respirare nella notte più lunga di L.A. L’unico vero colpo di scena che è riuscito ad alzare l’adrenalina costringendo gli spettatori ad incollarsi davanti agli schermi è stato proprio l’errore madornale dello scambio di busta. Il vedere Warren Beatty esitare prima della lettura e poi lo staff dell’Academy salire sul palco durante i discorsi dei produttori di La La Land mentre Emma Stone sussurrava “Oh my God” con gli occhi più sgranati del solito e infine Jordan Horowitz prendere il microfono e dire “Moonlight, avete vinto voi” è stato il vero show della serata. Ma gli Oscar sono gli Oscar e agli Oscar tutto si perdona, quindi va bene così e all’anno prossimo!

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