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Attraverso la Forma dell’Acqua

Scritto da Damiano Crosina 15 Febbraio 2018
C’era una volta il Mostro della Laguna Nera. C’era una volta un regista visionario e c’era una volta un grande studio che voleva un remake. Il regista visionario chiese al grande studio di poterlo fare dal punto di vista della creatura. Il grande studio disse di no. Così il regista visionario scrisse la Forma dell’Acqua.
Racimolata una ventina di milioni, il regista visionario si mise all’opera per dare vita a quella parole su carta. Forse il suo cuore non era molto leggero nell’intraprendere l’impresa. Del resto la sua ultima fatica (nota con il nome di Crimson Peak) non era stata propriamente un successo. Ma, nonostante questo, non si lasciò scoraggiare.
Al centro della storia da narrare una creatura apparentemente mostruosa e una donna muta. I temi affrontati: fiducia, amore, sesso, l’altro e il diverso. Ma sotto sotto il regista visionario voleva parlare di umanità. Cosa rende una forma di vita degna di empatia e compassione. Il valore della nostra esistenza, che la nostra pelle sia bianca, nera o coperta di squame. Che amiamo persone del sesso opposto, dello stesso o di un’altra specie completamente. Che la nostra gola sia in grado di emettere suoni o meno.
Tra parrucchini, dita in cancrena, torte al lime, mariti incapaci e gatti decapitati ogni cosa ha senso di esistere. Strati di simbolismi come velature di un dipinto ad olio. Il futuro nel mondo che il regista visionario ha creato è verde. Un colore a tratti tossico e sintetico, a tratti puro e primordiale. Il futuro del regista invece sembra essere oro. Il colore della statuetta più ambita nell’industria. Ché la favola dell’intrepido visionario ha ottenuto tredici nomination. Troppe? Forse sì, forse no.
La favola è cupa e splendente, cruenta e rassicurante, magica e reale. Il visionario ha il coraggio di lasciare che siano le immagini a parlare, che i temi portanti della storia siano sommersi in profondità e l’unico modo per coglierli sia scrutare attraverso la forma dell’acqua. Il finale di questa favola? Il regista visionario realizzò la sua opera migliore dai tempi de Il Labirinto del Fauno, il grande studio probabilmente si pentì della sua decisione e il mostro della laguna nera trovò la sua reincarnazione più adatta ai tempi nostri. Fine.

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