Siamo soliti considerare il bianco come il colore della purezza, il candore, la massima espressione di luce, ma per alcuni potrebbe rappresentare l’oblio, un buco nero che imprigiona mente e corpo in una dimensione quasi irreale. Ed è proprio sotto questa prospettiva che il drammaturgo Stefano Massini interpreta le vicende biografiche di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi: Vincent Van Gogh, famoso per le sue tele pregne di colori ma anche per la sua vita travagliata.
L’opera teatrale «Van Gogh. L’odore assordante del bianco», in scena fino al 4 marzo al teatro Eliseo di Roma, infatti prende spunto dall’episodio che costringerà nel 1889 Van Gogh a ricoverarsi nell’ospedale psichiatrico di Saint-Rémy in Provenza in seguito ad un attacco di follia che lo aveva portato a tagliarsi l’orecchio.
Rinchiuso quindi in una stanza invasa dal bianco, accecante per quanto è candida, anzi “assordante” come ci suggerisce con un ossimoro il titolo, il pittore, interpretato magistralmente da Alessandro Preziosi, cade in balia della sua pazzia alimentata proprio dalla privazione dei colori. E in questo turbinio di emozioni i confini tra ciò che è reale e ciò che non lo è sembrano mettere in crisi non solo il protagonista animato da frustrazione e impeti rabbiosi, ma anche lo stesso spettatore.
Tema centrale è proprio il labile confine tra logica e follia, spesso ricorrente ma ancora oggi molto attuale in una società quale la nostra, caratterizzata da forti incertezze che mettono in discussione la nostra percezione di realtà e che quasi impercettibilmente sfuma nella finzione, il sogno, l’oblio.
Un tema che ci fa riflettere su quanto precarie siano le nostre convinzioni e come basti poco per mettere in crisi le idee, la mente e l’identità stessa, fino a cadere in una dimensione dai confini a-temporali che ci soffoca tra le sue bianche pareti, come soffoca Van Gogh.
«Ho i pensieri senza briglia, per la testa. […] moscerini schiacciati nel latte. Vengono fuori dalla nebbia […] ed io non posso farci niente: sono in mano loro. Comandano».