Ieri sera si è tenuta l’anteprima di Piccoli Crimini Coniugali, film di Alex Infascelli con Margherita Buy e Sergio Castellitto in sala da oggi 6 aprile. Il film, tratto dall’omonimo testo teatrale di Schmitt, viene descritto dal regista come un corpo a corpo verbale tra un uomo e una donna sposati da vent’anni. In seguito ad un incidente domestico lui torna a casa dall’ospedale in uno stato di amnesia. Non serba ricordo di nulla, nemmeno della moglie, che tenta di ricostruire con lui la memoria della loro vita passata insieme.
L’impresa che tenta il film è ardua: due soli attori nell’unica cornice di una casa labirintica per l’intera durata del film. Più che cinema è teatro trasportato sullo schermo, sensazione che si ha anche solo guardando la locandina del film. L’intera vicenda è portata avanti da logoranti dialoghi in cui i due protagonisti giocano un doloroso gioco di menzogne vestite da verità. Infascelli usa i riflessi e le ombre della casa per ritrarre questi personaggi velati, che strato dopo strato si denudano delle loro maschere.
Togliendo ogni orpello narrativo, il regista affida l’intero peso della sua opera all’interpretazione dei due attori, che purtroppo faticano ad ingranare la marcia. La sceneggiatura, praticamente immutata rispetto all’originale per il teatro, non li aiuta in questo: i dialoghi suonano spesso artificiali e poco realistici, rendendo ancora più difficoltosa una recitazione vera. I due partono freddi e distaccati dai loro personaggi, ma si scaldano lungo la durata del film, prendendo via via più sicurezza fino ad un finale di fuoco. Questo probabilmente perché il film è stato girato in soli 14 giorni e in sequenza, partendo dalla prima scena e procedendo fino all’ultima.
L’aspetto visivo del film è la cosa che forse più tradisce la frettolosità con cui è stato girato, con movimenti di macchina spesso traballanti e ingiustificati, non tanto per scelta di stile quanto per errore. Anche l’aspetto sonoro fatica a convincere: dopo una partenza roboante con una batteria che incalza, finisce per incespicare in alcuni dialoghi che risultano impastati e con strascichi poco adatti di colonna sonora eccessivamente invasiva. Degna di nota invece la fotografia, che usa ampiamente toni cupi e freddi per esaltare il contrasto con le poche sequenze chiave dai toni accesi e caldi.
Insomma, Piccoli Crimini Coniugali è un piccolo film artigianale che nonostante le premesse interessanti e dotate di potenziale non riesce a convincere. I suoi 85 minuti risultano eccessivamente verbosi, quasi pesanti, non riuscendo ad intrattenere lo spettatore. È naturale, potreste dire voi, vista l’opera su cui si basa e la sua natura di atto unico con due soli interpreti confinati in una casa, ma non è così. Basti pensare a quello che Polański è riuscito a fare con il suo Carnage partendo da un materiale con moltissimi aspetti in comune all’opera di Schmitt.